Dal debutto record di ChatGPT, che in cinque giorni ha raggiunto
1 milione di utenti, al futuro che ci aspetta: il rapporto degli italiani con il fenomeno tecnologico del momento

Tra qualche tempo ci guarderemo indietro e con buone probabilità individueremo nel Novembre 2022 uno di quei momenti spartiacque nella storia dell’innovazione tecnologica e dell’umanità. Una sterzata, di quelle che promettono cambiamenti radicali. Quattro mesi fa OpenAI – organizzazione no profit di ricerca sull’intelligenza artificiale fondata, tra gli altri, da Elon Musk – rilascia la prima versione pubblica e gratuita di ChatGPT, raggiungendo 1 milione di utenti in 5 giorni. Un boom clamoroso, un debutto record che ha portato alla ribalta una nuova generazione di algoritmi, rendendoli pop. Da allora il nostro rapporto con l’intelligenza artificiale è profondamente cambiato, e con esso il modo in cui cominciamo ad interrogarci sulla società che stiamo costruendo.

Ma facciamo un passo indietro. ChatGPT è un sistema di intelligenza artificiale ‘generativa’ di tipo conversazionale. Un chatbot evoluto. Alla domanda ‘chi sei?’ potrebbe rispondervi così: “sono un grande modello di intelligenza artificiale progettato per elaborare il linguaggio naturale e rispondere a diverse domande o fornire informazioni su vari argomenti”. Fin qui nulla di sconvolgente, e in effetti non è certo la prima IA nel suo genere. Ma il livello di affidabilità e accuratezza delle risposte è salito notevolmente e di certo continuerà a migliorare. Quel che più conta è che oggi ChatGPT è diventato il simbolo di una nuova ondata di modelli capaci di generare contenuti di ogni genere: testi, immagini, video, canzoni, discorsi, formule matematiche, codici di programmazione, sfondi di videogiochi. Una nuova generazione di IA che promette di assisterci (o sostituirci) nella creatività e non più nella sola automazione di processi ripetitivi, come eravamo abituati a pensare. Certo, basta usarle per accorgersi subito di tutte le imperfezioni e di certi errori anche grotteschi. Ma non possiamo negare di esserne colpiti.

In questi ultimi mesi di IA è un po’ come se avessimo sbirciato da dietro la tenda il futuro che si prepara, con tutte le sue opportunità e implicazioni. Abbiamo voluto osservare meglio e cercare di capirne di più: cosa pensiamo dell’IA che avanza? Abbiamo idea di cosa sia? Come stiamo reagendo? Che futuro ci immaginiamo? Lo abbiamo chiesto ad un campione rappresentativo della popolazione italiana 18-75enne. Questi i risultati dell’indagine SWG per Italian Tech, che dipingono uno scenario in chiaroscuro, tra speranze e timori, con al centro le sfide per il lavoro.